Paese Mio bello: l’Italia che cantava e canta

Nella furia della vita attuale, in questi tempi convulsi, pregnati di molteplici minacce, con la vita in questo pianeta aggredita in tutti i suoi aspetti, si leva qualche voce per cantare l’armonia, la bellezza, la speranza. “Paese mio bello” si deve a quattro maestri cantori formatosi molto tempo fa sotto le direttive di Roberto de Simone e che in seguito, col passo degli anni, hanno maturato identità personali, trasceso il campo del mero spettacolo e si sono riuniti per la gioia di cantare non solo in napoletano, cantare fare arte, pura arte. Per cantare sapendo che la felicità piú completa é arrendersi alla voce eterna che canta in noi. 

    “Paese mio bello” è la terra di tutti e la terra tutta. A cantare sono quattro artisti ben noti: Lello Giulivo, Gianni Lamagna, Anna Spagnuolo e Patrizia Spinosi. Quattro meravigliose voci e due stupende chitarre, nada mas. Quattro voci ammantate di in senso estetico condiviso, in bella armonia, che ci fanno scoprire o riscoprire canzoni che diventano tutt’uno con con la nostra anima: voci che s’intrecciano nell’eterna sinfonia della vita.

    Ebbi a scrivere sul lavoro di Gianni Lamagna autore delle musiche per una serie di Sonetti di Shakespeare  e nulla sapevo del Lamagna autore di versi e musica fino all’ascolto di tre canti amorosi compresi en questo disco: la estatica E ffamme capì, la dolce di Se po’ sunà, l’appassionata  D’ ‘o mare e dd’ ‘e rrose, e non posso che  lodare il Gianni Lamagna autore o cantautore, artista di grande sensibilità e raffinatezza. 

    Per il resto, un gruppo di canzoni cantate dagli emigranti negli Stati Unita tra il 1911 e il 1939 e un florilegio di brani che toccano altre epoche e culture interpretate tutte magistralmente a tratti con tocchi originali come la opportuna scelta di un andamento lento en la Rumba d’ ‘e scugnizze. 

    Le quattro voci s’intrecciano, alternano, entrano in controcanto, non mancano tratti solistici: in tutto in atmosfere cangianti, in sottili alchimie armoniche, in un continuum che appassiona, desta ammirazione e ci fare dire: “già il capello signori” davanti a questi veri signori dell’arte canore capaci di porre su un piedistallo canzoni e musiche, anche popolari o popolareggianti, innalzandole in un spazio di vera trascendenza laddove l’antico, il passato ritornano ammantati non di nostalgia bensí di un tono struggente, d’uno struggente levigato, addolcito sublimato che lo proietta oltre il tempo, oltre il fare musica attuale: in una dimensione atemporale.  Anche i chitarristi Michele Boné e Paolo Propoli meritano il massimo elogio: misura, belle sonorità, giusti arrangiamenti. 

‘A Rumba d» ‘e Scugnizze. 

https://youtube.com/watch?v=IGarhZGt4l4%3Ffeature%3Doembed

Suite Napoletana N°1 

https://youtube.com/watch?v=EHvD4HoN52o%3Ffeature%3Doembed

Paà «Siente siè – Ha uma musica do Povo (‘A Musica d’ ‘a Gente)»

https://youtube.com/watch?v=U115l8jkPuE%3Ffeature%3Doembed

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